Epeira: il ragno diademato
Epeira è il nome di un ragno che ogni sera, con invidiabile pazienza e cura, pulisce e ricostruisce la propria tela, torna sui nodi aggrovigliati e li sgroviglia, rigenera i legami spezzati, ricrea il tessuto.
Questa è la proposta di EPEIRA_Incontrare il conflitto: rigenerare il tessuto delle relazioni diventate garbugli o fili spezzati, favorire opportunità per migliorare la convivenza tra le persone, negli svariati ambiti della vita. EPEIRA_Incontrare il conflitto incoraggia la cultura e la pratica della mediazione, come pedagogia della non violenza, come occasione per “prendersi cura dei conflitti”, come educazione al dialogo ed al confronto nella società civile. |
I soci
All’interno di EPEIRA_Incontrare il conflitto s’incontrano e si confrontano persone con professionalità diverse e complementari, che declinano e arricchiscono il concetto di mediazione dei conflitti secondo le proprie specificità culturali e le proprie esperienze.
I professionisti ed i volontari che vi partecipano sono mediatori, giuristi, psicologi, criminologi, attori, educatori, formatori, insegnanti, donne e uomini che sentono il conflitto come una risorsa da ri-conoscere e trasformare.
I professionisti ed i volontari che vi partecipano sono mediatori, giuristi, psicologi, criminologi, attori, educatori, formatori, insegnanti, donne e uomini che sentono il conflitto come una risorsa da ri-conoscere e trasformare.
La storia
Epeira_Incontrare il Conflitto è una Associazione di Promozione Sociale -APS- iscritta nel Registro Provinciale delle Associazioni della Provincia di Lecco (ex L.R. 01/08 iscrizione n. 2 del 13/02/2007).
Si è costituita nel 2006 acquisendo autonomia dal C.I.P.M. di Milano, (Centro Italiano per la Promozione della Mediazione), la cui sede di Lecco si è attivata nel 1999 su iniziativa di Don Mario Proserpio, cappellano del Carcere di Lecco, e di un gruppo di operatori che hanno promosso sul territorio iniziative volte ad aprire spazi per la gestione pacifica dei conflitti.
Dal 2006 ad oggi, Epeira_Incontrare il Conflitto, persegue tale finalità, attraverso progetti concreti e attività mirate alla diffusione della cultura della mediazione e gestione dei conflitti, in un’ottica sia preventiva che ripartiva.
Si è costituita nel 2006 acquisendo autonomia dal C.I.P.M. di Milano, (Centro Italiano per la Promozione della Mediazione), la cui sede di Lecco si è attivata nel 1999 su iniziativa di Don Mario Proserpio, cappellano del Carcere di Lecco, e di un gruppo di operatori che hanno promosso sul territorio iniziative volte ad aprire spazi per la gestione pacifica dei conflitti.
Dal 2006 ad oggi, Epeira_Incontrare il Conflitto, persegue tale finalità, attraverso progetti concreti e attività mirate alla diffusione della cultura della mediazione e gestione dei conflitti, in un’ottica sia preventiva che ripartiva.
Lo statuto
(…) L'Associazione ha quale scopo generale la promozione e la messa in atto di ogni e qualsiasi attività intesa a facilitare, stimolare, sostenere e sviluppare iniziative idonee a diffondere la conoscenza, l'apprendimento, la cultura e la pratica della mediazione e di ogni altro metodo di soluzione negoziata extragiudiziaria dei conflitti (“Alternative Dispute Resolution”, A.D.R.) e a sensibilizzare l'opinione pubblica e le autorità sulla possibilità di utilizzo in ogni ambito della A.D.R. e della mediazione come possibile soluzione dei conflitti.
L’Associazione si impegna cioè a sostenere la mediazione dei conflitti come pedagogia della non violenza, educazione e sostegno al dialogo ed al confronto all’interno della società civile, utilizzando un diverso ed innovativo strumento di gestione della conflittualità, in cui le parti hanno accesso alla conoscenza, alla comprensione e all’accettazione della diversità dell’altro, al reciproco riconoscimento e alla costruzione di nuove modalità relazionali condivise.
L’Associazione si impegna cioè a sostenere la mediazione dei conflitti come pedagogia della non violenza, educazione e sostegno al dialogo ed al confronto all’interno della società civile, utilizzando un diverso ed innovativo strumento di gestione della conflittualità, in cui le parti hanno accesso alla conoscenza, alla comprensione e all’accettazione della diversità dell’altro, al reciproco riconoscimento e alla costruzione di nuove modalità relazionali condivise.

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